Perché si dice pompe funebri?

Il termine Pompe funebri deriva dal latino “pompa” ovvero processione solenne, ma anche sfarzo o ostentazione.

Si riferiva infatti al funerale romano, in particolare alla processione funebre. In quest’occasione si portava con solennità il defunto al luogo di sepoltura.

Oggi questo termine è usato per indicare le imprese che si occupano di servizi funerari.

Funerale “in pompa magna”

La celebrazione del funerale, sin dall’antichità è considerata un momento solenne. Ha infatti origini che risalgono al rito romano, in cui la salma veniva celebrata con sfarzo come fosse un trionfo, verso i simulacri degli dei, durante la quale anche i partecipanti dovevano essere vestiti con estrema eleganza ovvero in “pompa magna”.

Da qui il termine specifico (in latino) per indicare la cerimonia o corteo funebre: “pompa funebris”. Ecco perché quando si vuole descrivere una celebrazione funebre sfarzosa si richiede un Funerale in “pompa magna”.

Psicopompo

Lo Psicopompo dal greco, psyché (anima) e pompós (colui che manda), indica colui che accompagna le anime dei defunti nell’oltretomba. Questa figura ha un luogo centrale nella mitologia di varie culture. Basti pensare alla figura Dantesca di Caronte, famoso traghettatore di anime. Nell’antica Grecia questo ruolo era ricoperto dal dio Ermes (messaggero degli dei). Per arrivare infine alla figura del temibile dio Anubis, accompagnatore delle anime nell’aldilà, egli aveva anche il compito della pesatura del cuore, che permetteva o meno l’accesso delle anime al regno dei morti.

Origini medievali delle pompe funebri

Ebbe origine nel Medioevo il mestiere del necroforo (prima affidato alle famiglie del defunto), a seguito di un’importante epidemia di peste (1347-1352). Il termine becchino, ancora oggi in uso, è un termine nato poco dopo, e ha origine dal morso, inflitto all’alluce del piede, per verificare il decesso e smentire le morti apparenti.